LETTERA DEL DIRETTORE – Fascicolo 01 del 2022

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Nicola Picardi

Ann. Ital. Chir., 2022 93: IX-X

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Con il 2021 si è concluso un centenario dalla fondazione di Annali Italiani di Chirurgia, rivista nata per iniziativa congiunta del prof. Giovanni Pascale, Clinico Chirurgo dell’Università di Napoli e dell’Editore Licinio Cappelli di Bologna.

Nell’arco di questi cento anni la rivista, fondata nel 1922 nella fase euforica che fece seguito alla fine della I Guerra Mondiale, che aveva visto l’Italia tra le nazioni vittoriose, e l’assunzione di responsabilità di un governo innovativo perché di diretta designazione Regia, ha attraversato periodi di alterna vitalità e notorietà, anche attraversando le vicende storiche negative della II Guerra Mondiale, che ne condizionarono la sospensione della pubblicazione per circa sei anni.

Grazie al prestigio dei Direttori che si sono succeduti alla sua gestione dopo la guerra, prima il Prof. Raffaele Paolucci di Valmaggiore e poi il Prof. Giovanni Marcozzi, Clinici chirurghi dell’Università di Roma, la rivista ha ripreso e mantenuto la sua presenza nell’ambito della letteratura chirurgica nazionale, nel classico formato “quaderno” (23 x 17 cm) delle riviste Italiane dell’epoca, talvolta accorpando in un unico volume annuale gli articoli dei nominali 6 fascicoli bimestrali.

Dalla fine degli anni ’80 la rivista si è rinnovata sotto diversi aspetti, sia formali che sostanziali. Innanzitutto è stato adottato il grande formato attuale, tipico delle principali riviste internazionali del settore e aggiornato il corpo dei caratteri di stampa; per ogni articolo è stata riportata la data del suo arrivo per fissare l’obiettiva cronologia bibliografica; infine per facilitare gli studiosi nelle citazioni degli articoli si è stabilito di riportare in ogni pagina le indicazioni fondamentali di carattere bibliografico.

Restava il problema di favorire la diffusione globale degli articoli pubblicati, cui era ostacolo la limitata propensione agli abbonamenti tipica di questi nostri anni, soverchiati dal gran numero di Congressi e dall’invasione delle notizie trasmesse nella rete Internet, e soprattutto dalla tradizione di continuare a pubblicare in lingua Italiana. La sola carta stampata e la lingua Italiana contribuivano a relegare in disparte la cultura chirurgica Italiana rispetto alla globalità della comunità scientifica internazionale, creando spiacevoli episodi di marginalizzazione della nostra chirurgia. Infatti molti dei pregi innovativi della Chirurgia Italiana del passato sono rimasti ignorati o addirittura erroneamente preceduti cronologicamente dalla meglio documentata fama di analoghe esperienze di Chirurghi stranieri proprio per la limitazione di diffusione dell’Italiano come lingua nella letteratura scientifica, e dalla diffusione praticamente solo locale delle riviste e delle pubblicazioni in Italiano.

Tipica a questo proposito è la controversia internazionale, insorta agli albori della cardiochirurgia, cioè di chi sia stato il primo chirurgo che ardì eseguire una sutura di una ferita del cuore.

Il primo fu senza ormai alcun dubbio il 28enne Guido Farina, che l’8 gennaio 1896, medico di guardia nell’ormai scomparso piccolo Ospedale di S. Maria della Consolazione, del quartiere Campitelli sul colle Campidoglio di Roma, suturò una ferita da punta e taglio del ventricolo destro di 7 cm, inferta con una coltellata ad un giovane nel corso di una rissa. Venne suturato anche il pericardio e la pleura che erano state lesionate, ed il paziente sopravvisse all’intervento. Purtroppo una polmonite insorta nel postoperatorio, in epoca del tutto priva di efficaci presidi antiinfettivi, decretò la morte del paziente nella settima giornata postoperatoria, con intuibile delusione dell’operatore

L’episodio – insieme alla storia di altri successivi 13 interventi sul cuore eseguiti da vari chirurghi tra il 1896 e il 1898 – venne documentata nel “Trattato di Patologia e Terapia Chirurgica generale e speciale” del Clinico Chirurgo dell’Università di Roma, Francesco Durante, di cui Guido Farina era stato assistente, e venne riferito dallo stesso Durante nel corso dell’XI Congresso della Società Italiana di Chirurgia, affermando che al riscontro necroscopico di questo primo caso era risultato evidente l’avanzato processo di cicatrizzazione della ferita, come prima testimonianza che anche le ferite del miocardio erano suscettibili di guarigione.

Lo stesso Farina annunciò dopo molti anni questa sua prima eccezionale esperienza di chirurgia cardiaca, insieme a numerosi altri analoghi casi personali, in “Contributo alla Chirurgia cardiaca”, in Gazz.Med. di Roma, 1930, Vol.LVI, p.102-106, ma era troppo tardi ed il mezzo di comunicazione continuava ad essere inadeguato.

Infatti l’episodio continuò ad essere noto quasi del tutto solo in Italia, dove aveva fatto scalpore, e la prima sutura di una ferita da coltello del miocardio venne in modo cronologicamente inappropriato attribuita al 47enne Ludwig Wilhelm Carl Rehn, che il 9 settembre dello stesso 1896. nell’Ospedale di Frankfurt am Main aveva suturato una ferita di 1,5 cm del ventricolo destro inferta due giorni prima con una coltellata in un uomo di 22 anni, ottenendo a differenza dall’esperienza di Farina la guarigione del ferito. L’evento fu comunicato nel corso della seconda sezione del XXVI Congresso della Società Tedesca di Chirurgia del 22 Aprile 1897 a Berlino, e pubblicato in tedesco, che all’epoca era la lingua più diffusa in ambito scientifico (“Ueber penetrierende Herzwunden und Herznaht” di L. Rehn), e segnò ufficialmente – ma di fatto posponendola – la data di nascita della cardiochirurgia.

Il problema che si poneva per Annali Italiani di Chirurgia aveva dunque due aspetti negativi, e cioè quello della limitata diffusione della rivista, data la scarsa propensione anche dei chirurghi italiani a sottoscrivere l’abbonamento, pur essendo la rivista presente nelle biblioteche nazionali, e quello della pubblicazione in Italiano che di per sé contribuiva alla limitazione della diffusione delle notizie in ambito internazionale.

Il progetto di migliorare la diffusione conoscitiva di Annali Italiani di Chirurgia è stata affrontata nel 2008 costituendo innanzitutto un sito web della rivista, acquistando i domini annitalchir.com e annaliitalianidichirugia.com, inserendovi da subito tutti gli articoli pubblicati a partire dal 2000 nel loro testo completo, ed abilitando alla libera lettura online del testo integrale ad ogni navigatore della rete, senza vincoli di nessun genere. Nel 2009 il sito web è stato riconosciuto come Edizione Digitale di Annali Italiani di Chirurgia dal Centro Italiano ISSN del CNR, Ente garante nazionale della produzione scientifica e tecnica, con l’attribuzione dell’International Standard Serial Number (ISSN 2239-253X) depositato presso il Centro Internazionale dati di Parigi.

Il problema della lingua è stato affrontato radicalmente nel 2010, adottando l’Inglese come unica lingua ufficiale di pubblicazione riservando l’Italiano al solo Riassunto, ottenendo dalla NCBI di Bethesda (National Center for Biotechnology Information) un account per l’attivazione diretta delle citazioni bibliografiche in Pub Med. In tal modo Annali Italiani di Chirurgia si è aperta all’intera comunità scientifica internazionale, indipendentemente dalla diffusione della carta stampata.

Si è costituito pertanto nell’Edizione Digitale, a lato della “Biblioteca online” degli articoli già stampati sui fascicoli bimestrali, un Album-archivio che con Casi clinici copre esperienze di numerosissimi capitoli di patologia chirurgica e di tecniche chirurgiche propositive, facilmente accessibile alla consultazione da chiunque e abbondantemente corredata dalla necessaria iconografia anche a colori. Anche questo tipo di pubblicazione ha un suo specifico valore di testimonianza nell’ambito della chirurgia, ed è così liberamente accessibile a chiunque naviga in rete con un Personal Computer o con lo Smartphone, senza alcun limite di password o altri vincoli. Naturalmente anche questi articoli vanno a far parte della citazione bibliografica in PubMed, in Elsevier e in Clarivate come e-publish, identificati internazionalmente, analogamente degli articoli pubblicati a stampa, con il PII (Personal Identifiable Information)
identificativo riconosciuto analogamente al DOI (Digital Object Identifier System) dalla NCBI..

Con la procedura di e-commerce disponibile nel sito www.annitalchir.com chiunque può acquistare il PDF liberamente stampabile di ogni articolo inserito online dell’Edizione Digitale, possibilità che così si aggiunge all’eventuale richiesta tempestiva all’Editore dei classici “estratti anticipati”.

Riflettendo sul fenomeno dei tanti articoli riguardanti singoli casi clinici si è indotti a fare riflessioni riguardanti l’organizzazione sanitaria in Italia, in particolare della Chirurgia. È evidente che la riduzione degli spazi di ricovero dei singoli reparti di chirurgia rappresenta un ostacolo allo sviluppo di studi di ampio respiro su vaste casistiche omogenee, salvo i collegamenti di diverse strutture per studi multicentrici, e la produzione di Articoli originali secondo il format di più elevato valore scientifico, espressamente ricordati e sollecitati in www.annitalchir.com.

Come risultato della diffusione in rete di Annali Italiani di Chirurgia giungono sempre più spesso dall’estero richieste di pubblicazione di studi basati su casistiche corpose, ormai estremamente rare in Italia, e di fatto la rivista sta assumendo il ruolo di “portavoce” e vetrina anche di interessanti studi provenienti dall’estero. Pur se è inevitabile un certo rammarico per questa sorta di “invasione”, talvolta preponderante, resta la soddisfazione che ciò rappresenta un indiretto, e ben meritato, riconoscimento nei confronti della chirurgia italiana, se la rivista è anch’essa diventata un punto di riferimento culturale internazionale per chirurghi Europei, extraeuropei di area mediterranea e financo del medio e dell’estremo oriente, come altre pregevoli riviste europee e degli USA.