GUIDO FARINA

Ann.Ital.Chir 2003;Vol. 74/1 – pag. 123-125
Ricordo di Marcello Capo

Già alla fine del secolo appena trascorso la Cardiochirurgia aveva compiuto il suo 100° compleanno. Infatti risalgono al 1898 i primi interventi sul cuore eseguiti da chirurghi generali, veri pionieri che, in stato di necessità, diedero coraggiosamente il via a quella che doveva diventare una nuova ed autonoma disciplina.
Non tutti sanno con precisione che la cardiochirurgia è nata proprio in Italia e che il primo intervento storicamente riconosciuto fu eseguito da Guido Farina a Roma nell’Ospedale della “Consolazione” nel 1896 suturando una ferita del cuore.
In quell’epoca la Chinirgia conseguiva significativi avanzamenti e progressi per l’iniziativa e sotto la guida dei grandi Chirurghi di fine secolo, tra cui il grande T. Billroth (1829-1894). Era però opinione e regola generale che il cuore non potesse essere trattato chirurgicamente in quanto organo in movimento, quindi a rischio di essere fermato dalle manovre aggressive del chirurgo. Inoltre si riteneva che a causa del movimento continuo ed inarrestabile del miocardio le ferite del cuore non potessero cicatrizzare correttamente.
La terapia di queste lesioni era affidata, paradossalmente al salasso come spiega Francesco Durante nel suo Trattato di Chirurgia Generale, associato alle ipodermoclisi ed alla somministrazione di farmaci “eccitanti” come la canfora e l’etere.
I giovani chirurghi che svolgevano i turni di guardia in Ospedale venivano a trovarsi spesso di fronte a traumi aperti del torace per lesioni da taglio, o da punta e taglio, più o meno estese del cuore, allora molto frequenti nelle risse e nei regolamenti dei conti. Giudicando tale lesioni suscettibili di riparazione chirurgica, essi iniziarono a superare i tabù, e presero a suturare queste ferite come le altre, nella convinzione di ripristinare la funzione globale del cuore, quindi di salvare la vita a pazienti altrimenti abbandonati alle “procedure” attendistiche più sopra ricordate. Si cominciava in pratica a prendere posizione verso una sorta di “ostracismo” culturale che voleva il cuore escluso dalla prassi chirurgica mentre era crescente la convinzione che non fosse dannoso affrontare il cuore con l’ago di sutura di fronte alla constatazione che l’organo continuava a battere malgrado le ferite subite spesso ampie ed estese.
Così nel 1896 come per tacito accordo, Guido Farina a Roma (8 gennaio 1896), Rehn ad Amburgo (9 settembre 1896), Kappelen in Danimarca (novembre 1896), Parrozzani ancora a Roma (giugno 1897) in ordine cronologico eseguirono i primi interventi di riparazione e sutura di ferite gravi ed estese del cuore.
Ne da notizia precisa ancora Francesco Durante nel suo Trattato di Chirurgia al capitolo della Chirurgia del cuore, citando i primi 13 interventi eseguiti dal ’96 ai ’98 e descrivendo dettagliatamente il tipo di trauma, il tempo trascorso fra il trauma e l’intervento, il tipo di sutura eseguito, il decorso post-operatorio, l’esito.
Guido Farina nacque a Roma nell’agosto del 1868 da illustre famiglia romana. Fin da giovanissima età manifestò particolare inclinazione per lo studio della Medicina dedicandosi con passione alla osservazione dell’anatomia degli animali. Si laureò brillantemente in Medicina nel 1893 discutendo una tesi di Laurea sperimentale sulla asepsi chirurgica, pubblicata sul IV fascicolo della Rivista “Policlinico” Sez. Chirurgica di quell’anno.
Ancora studente del VI anno, partecipò al concorso per Assistente Chirurgo presso l’Ospedale S. Spirito classificandosi 7° in graduatoria, passando quindi di ruolo appena laureato nel più importante Ospedale romano.
Si dedicò con ardore e slancio all’attività ospedaliera sia nella pratica che nello studio. Successivamente partecipò ad un difficile concorso per Aiuto Chirurgo, la cui commissione esaminatrice era composta dai massimi Clinici romani, superando brillantemente gli esami e classificandosi primo in graduatoria.
Entusiasta del suo lavoro, sempre pronto ad intervenire e prestare la sua opera, si trovava di guardia all’Ospedale della “Consolazione” quando fu portato al Pronto Soccorso un uomo che era stato accoltellato e presentava una ferita da punta e taglio al torace. Farina senza esitazione esplorò la ferita, constatò che la lesione aveva raggiunto il cuore procurando una ferita da punta e taglio sul ventricolo destro della lunghezza di 7 cm; suturò la parete cardiaca, il pericardio e la pleura e chiuse il torace per prima intenzione. Il decorso post-operatorio fu buono nei primi giorni ma una broncopolmonite, a quei tempi incurabile, portò a morte il paziente in sesta giornata. Il referto istopatologico mostrò la presenza di avanzato processo di cicatrizzazione della ferita e questo dato di grande rilievo scientifico, già noto negli animali, alleggerì parzialmente la delusione dell’insuccesso clinico. Per la prima volta si dimostrava che anche nell’uomo le ferite del cuore potevano cicatrizzare, e su questo argomento si soffermò con insistenza Francesco Durante nella Seduta della Società di Chirurgia di quello stesso anno. Successivamente Farina ebbe occasione di suturare l’arteria succlavia di un paziente che aveva riportato una ferita all’ascella, anche qui fra i primi a praticare questo intervento riparatore.
Malgrado la passione, le capacità ed i successi si trovò però a dover affrontare una scelta grave e decisiva per la sua vita professionale. Per alcune vicende ideologiche nell’ambito delle attività universitaria ed ospedaliera, verso le quali dissentiva in maniera determinata e coraggiosa, decise di ritirarsi dalla carriera alla scadenza del periodo previsto dal concorso, abbandonando il posto di Assistente presso l’Istituto di Cllnica Chirurgica diretta dal Durante, lasciando cosi gli incarichi pubblici per dedicarsi alla attività privata.
Ebbe molti incarichi di consulenza presso le FFSS, la STEFER, la Romana Gas, e vari altri. In occasione del terremoto calabro-siculo del 1908 accorse in aiuto dei terremotati dirigendo un posto di Pronto Soccorso. Durante la prima guerra mondiale 1915-18 fu direttore di un Ospedale da campo sul Monte Santo meritando una medaglia d’argento.
Dopo la guerra, negli anni ’20, si trasferì ad Albano Laziale, andando ad abitare in una casetta di campagna alla periferia del paese, da dove si recava quotidianamente a Roma.
Nel 1927 all’Ospedale di Albano si era reso vacante il posto di Primario Chirurgo e Direttore. Il concorso che era stato bandito si andava svolgendo in tempi lunghi e per questo motivo fu offerto a Farina un incarico temporaneo che egli accettò di buon grado, restando in servizio per due anni.
L’Ospedale presentava carenze di ogni genere riguardo al personale e alle strutture. Farina si trovò ad eseguire gli interventi chirurgici praticamente da solo o aiutato dal Medico Condotto, l’anestesia era affidata ad una suora; gli esami di Laboratorio erano eseguiti dal Primario in persona; non esisteva apparecchiatura radiologica per cui la diagnostica poteva contare solamente sulla cllnica; alla semeiologia cllnica e terapia medica provvedeva il Medico Condotto; la camera operatoria era comunicante con corridoi di passaggio e veniva usata anche per altre attività. In queste condizioni Guido Farina ebbe occasione di eseguire due nuovi interventi sul cuore e di questi il più importante fu pubblicato sulla Gazzetta Medica di Roma del 13 Ottobre 1929, dove furono descritte in maniera minuziosa e particolareggiata le fasi dell’intervento.
Si trattava di una giovane donna accoltellata dal marito con numerose ferite su tutto il corpo di cui una, ampia, sull’emitorace sinistro. Aiutato dal Medico Condotto Dr. D’Alessio dopo aver praticato le prime cure (tamponamento, ipodermoclisi, eccitanti) ed ottenuto un miglioramento delle condizioni generali, affrontò la lesione toracica che mostrava in profondità una ferita trasversa del ventricolo sinistro, di 4 cm. Farina descrive minuziosamente le manovre di sutura della parete del cuore e del pericardio, svuotamento dell’emopericardio e dell’emotorace, sutura a drenaggio della parete toracica. Il decorso post-operatorio fu tragico ed in decima giornata dovette reintervenire per evacuare un emotorace suppurativo trasformatosi in empiema. In ventesima giornata comparve nuovamente febbre con brivido squassante. In questa occasione Farina con intuito clinico eccezionale sospettò la comparsa di un attacco malarico piuttosto che una nuova complicanza legata all’intervento; infatti la terapia con chinino subito instaurata ebbe presto ragione della febbre. La paziente guarì e negli anni successivi ebbe altri due figli dal marito col quale si era riconciliata.
L’altro caso operato all’Ospedale di Albano era quello di un bambino di 6 anni, caduto a terra con una bottiglia nelle mani. Un grosso frammento di vetro si ora conficcato nel torace ed aveva procurato una ferita del pericardio che Farina non esitò a suturare.
Nel 1930 ormai ultrasessantenne, Guido Farina lasciò l’incarico ritirandosi a vita privata.
Nel 1959 a Palazzo Savelli, sede del Municipio di Albano, Guido Farina ricevette gli onori ufficiali del Comune: gli fu conferita la cittadinanza onoraria di Albano Laziale e contemporaneamente la targa d’oro dal Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma. Pochi mesi dopo la cerimonia cessava di vivere; aveva 91 anni. Le sue spoglie riposano nel Cimitero di Albano Laziale.
Ho conosciuto personalmente in gioventù il Dott. Guido Farina, in quanto ho vissuto dall’infanzia, e vivo tuttora, ad Albano Laziale, ed ho lavorato nell’Ospedale “S. Giuseppe” per circa 20 anni. Negli anni ’50 era Primario Chirurgo e Direttore dell’Ospadale il Prof. Giovanni Picardi, e ricordo che molto spesso, dopo la seduta operatoria, il Dott. Farina veniva a trovarlo per intrattenersi con lui, sia per amicizia sia per interessarsi di amici e pazienti ricoverati che ancora seguiva. Noi giovani studenti assistevamo a questi incontri che consideravamo veri e propri avvenimenti. Mi colpiva sempre la vivacità, la lucidità del pensiero e la particolarità del linguaggio franco, intervallato da battute in romanesco incisive ed efficaci, di questo vegliardo quasi novantenne.
Gran parte del servizio che ho prestato in quell’Ospedale l’ho trascorso nella sala operatoria dove il Dott. Farina eseguì i due interventi ricordati. L’edificio, allora ex granaio dei Principi Doria, è stato oggi ristrutturato e adibito ad altri uffici pubblici comunali. La sala che era stata del Pronto Soccorso è chiusa da vetrate e contiene una lapide dedicata a Guido Farina. Una piccola Piazza ed una Via di Albano portano il suo nome. Anche Roma gli ha dedicato una Via.
II ricordo di Guido Farina è ancora vivo anche nella persona di quel bambino oggi ultrasettantenne, barbiere ancora attivo, che si può incontrare facilmente per le vie di Albano e rievocare con lui la sua vicenda.
Molto spesso si leggono notizie imprecise che tendono ad attribuire l’esecuzione del primo intervento sul cuore al Prof. Rehn di Amburgo. Ciò non è esatto, e nel corso degli anni più volte ho avuto occasione di far rettificare articoli su riviste di Cardiologia o prefazioni di monografìe cardiologiche che pubblicavano queste notizie imprecise grazie al fatto che mi sono trovato ad essere in qualche modo testimone della personalità del primo chirurgo storicamente accreditabile di questo primato.

In realtà la nascita della Cardiochirurgia, se ci riferiamo ai primi interventi di sutura delle ferite del cuore, è da attribuirsi ad un chirurgo italiano e romano, che iniziò e proseguì convinto su questa strada. Il moltiplicarsi di questi interventi sono altrettanto un vanto della Chirurgia Italiana proprio per merito del primo di loro, Guido Farina.
Questo fu il significato delle parole con cui concludeva la sua “Commemorazione” sulla figura di Guido Farina il Prof. Antonio Ascenzi in occasione della Prolusione del Congresso combinato delle tre Società di Chirurgia Toracica, Cardiochirurgia e Chirurgia Vascolare tenutasi presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio il 5 novembre 1996.
Il Prof. Ascenzi, cittadino onorario di Albano, recentemente venuto a mancare, conobbe molto da vicino Guido Farina ed è stato personalmente il generoso custode dei ricordi storicamente più interessanti.