GIOVANNI MARCOZZI

Ann. Ital. Chir., 2018 89, 3: 287-290
Ricordo di Nicola Picardi

Il 27 giugno 1987 è scomparso a Roma il Prof. Giovanni MARCOZZI. Per la famiglia chirurgica romana la sua dipartita è particolarmente emozionante per essere stato egli uno dei più significativi rappresentanti di quella generazione di Chirurgi Universitari che ha di fatto costituito un anello di congiunzione tra gli straordinari sviluppi tecnici della chirurgia intesa come abilità manuale dell’epoca di Paolucci, Dogliotti e di Valdoni, a quella altamente tecnologica delle più recenti e subentranti acquisizioni strumentali sia diagnostiche che destinate alla cura dei pazienti, prima fra tutte l’endoscopia operativa, che hanno modificato profondamente il campo di azione della Chirurgia in tutte le sue branche di filiazione, e ci si preparava all’irruzione della chirurgia mininvasiva. Aperto al nuovo ebbe intuizioni di cui il tempo ha dimostrato appieno la validità, ma seguì anche strade innovative di vera sperimentazione, non tutte affermatesi positivamente: valga come esempio l’adozione del pancreas artificiale – il Biostator – per seguire nel postoperatorio pazienti gravemente diabetici e prospettandosi verso le possibilità oncologiche della pancreasectomia totale. Fedeltà ferrea alla solidarietà accademica liberamente scelta, signorilità, comprensione delle esigenze accademiche delle diverse Scuole e strenuo difensore della sua, da lui espressamente riconosciuta come la sua vera famiglia, sono doti che gli sono state sempre riconosciute da quanti hanno collaborato con lui o che comunque ne sono stati in rapporto, indipendentemente da legami di Amicizia. In occasione del suo 25ennale di insegnamento la commozione da lui comunicata all’uditorio con frasi di toccante umanità nel considerare il pregresso e costante suo impegno accademico in una visione globale di progresso chirurgico, di crescita accademica, e di conquista del credito fondata sui risultati fu sincera, e restituì una dimensione nobilmente umana ad una personalità che le esigenze di confronto e di scontro in un mondo rarefatto e difficile qual’è quello universitario rendevano talvolta apparentemente distaccata, ma costantemente determinata al raggiungimento di mete prestigiose in un mondo universitario in febbrile assestamento, a scapito di una dimensione più bonariamente umana. Se è vero che l’albero si conosce dai frutti, sta ai Suoi Allievi, molti dei quali ormai con responsabilità didattiche di vertice, a prendere esempio da quel costante slancio innovativo da Lui testimoniato, potenziando le Sue direttive nell’ambito di una Chirurgia che sembra oggi destinata a cavalcare con mutuo vantaggio la cresta dell’onda di marea tecnologica, per rendergli anche in futuro, direttamente ed indirettamente, onore. Notizia biografiche e di carriera accademica Nato a Giulianova (Teramo) il 30 Ottobre 1914, qui completò gli studi superiori, e conseguì la licenza liceale. Nel 1938 conseguì la Laurea in Medicina e Chirurgia nell’Università di Roma, ove aveva seguito come allievo il Patologo Chirurgo Giovanni Perez, prestando quindi il servizio militare a Firenze nella Scuola di Ufficiale Medico. Nel corso della Guerra 1939-45 ha partecipato inizialmente come ufficiale medico di un battaglione di Fanteria; rientrato a Roma fu nominato Ufficiale medico assistente dell’Ospedale Militare Principale di Roma “Celio”, prima assegnato ai Laboratori Scientifici e poi al VII Reparto Chirurgia. Tra il 1942 e il 1943 venne trasferito come Tenente medico al reparto sanitario della Scuola Paracadutisti di Tarquinia, ove a lato dell’attività chirurgica di traumatologia d’urgenza sui paracadutisti, partecipò all’addestramento e conseguì il brevetto di paracadutista. Alcuni suoi primi lavori scientifici riguardavano osservazioni sulle lesioni paracadutistiche. Nello stesso 1943 iniziò la sua carriera universitaria quale Assistente volontario della Clinica Ortopedica dell’Università di Firenze, passando poi nel 1946 al ruolo di Assistente Incaricato all’Istituto di Anatomia Patologica dell’Università di Firenze sotto la direzione di Andrea Costa. Nominato nel frattempo anche Assistente Incaricato presso il Centro Fiorentino per la lotta contro i Tumori, nel 1947 conseguì la specializzazione in Radiologia Medica. Relatore al Congresso della Società Italiana di Gastroenterologia del 1954, conseguì la Libera docenza in Anatomia Patologica e poi in Patologia Chirurgica, passando quindi all’Università di Roma, quale Assistente del prof. Raffaele Paolucci di Valmaggiore, suo conterraneo di Orsogna e Direttore della Clinica Chirurgica dell’Università di Roma. Legato sentimentalmente alla unica figlia del Prof. Paolucci, che diventerà poi sua sposa, per motivi di opportunità accademica si trasferì in qualità di Aiuto nell’Istituto di Patologia Chirurgica diretto dal prof. Pietro Valdoni. Nel 1956 vinse il concorso a Cattedra per la Chirurgia Generale, in competizione con il prof. Luigi Tonelli, e nel 1957 assunse la Direzione della Clinica Chirurgica dell’Università di Perugia, assumendo anche la direzione delle Scuole in Chirurgia Generale e in Anestesiologia. In quella sede nominò suoi Aiuti due giovani chirurghi marchigiani di estrazione ospedaliera avviandoli alla carriera universitaria: Vincenzo Martinelli di Sant’Elpidio a Mare e Giorgio Di Matteo di Morrovalle, quest’ultimo figlioccio del Prof. Raffaele Paolucci. Nel 1958 subentrò al Prof. Raffaele Paolucci nel ruolo di Redattore Capo della Rivista Annali Italiani di Chirurgia, fondata dal Sen.Prof. Giovanni Pascale nel 1922. Nel novembre 1961 si trasferì alla direzione dell’Istituto di Semeiotica Chirurgica di nuova istituzione dell’Università di Roma, ospite fino al 1966 al IV piano dell’Istituto di Clinica Otorinolaringoiatrica diretta dal Prof. Vincenzo Filipo, precedentemente suo Collega nella Facoltà Medica dell’Università di Perugia. Nel 1966 assunse la direzione della Cattedra di I Patologia Chirurgica portando a compimento l’edificio ancora incompiuto nell’ambito del Policlinico Umberto I, originariamente destinato all’Ematologia, ove si trasferì con la sua ormai numerosa Scuola, e che divenne per breve tempo l’Istituto di I Patologia Chirurgica. Nel 1969 assume la direzione della Cattedra di Clinica Chirurgica III, nello stesso edificio che diventa Istituto di III Clinica Chirurgica, fino al 1984, anno del suo pensionamento. Quale Professore Ordinario ha insegnato Clinica Chirurgica all’Università di Perugia, e poi Semeiotica Chirurgia, Patologia Chirurgica e Clinica Chirurgica all’Università di Roma. All’Università di Roma è stato Direttore delle Scuole di Specializzazione in Chirurgia dell’Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva e in Chirurgia Vascolare A parte la sua personale produzione scientifica è stato Autore di un Trattato didattico di Chirurgia in tre successive edizioni per i tipi della Minerva Medica: “Insegnamenti di Chirurgia” e “Patologia e Clinica Chirurgica” – con la collaborazione di Alberto Montori, Nicola Picardi e Giampaolo Zelli, con la formula di un testo per studenti del Corso di Laurea, semplificato perchè incentrato sulle nozioni essenziali e fondamentali, esemplificate con il particolare tipo di illustrazioni a Tabloid compositi a colori, offerte al lettore contestuali del testo descrittivo a fronte. Sempre sul piano didattico fu il primo ad adottare nel Policlinico Umberto I di Roma la videoproiezione, trasformando l’intero Istituto di III Clinica Chirurgica in uno studio televisivo, che consentiva la registrazione diretta in Camera Operatoria degli interventi più significativi, e la visione in diretta dall’aula e dalla biblioteca di quanto avveniva in camera operatoria con possibilità di dialogo diretto tra operatore e studenti-spettatori. Le registrazioni su nastro magnetico 4/3 di tali interventi andava ad arricchire la ricca dotazione iconografica in diapositive costituita ed incrementata fin dalla attività di docente presso l’Università di Perugia. La sua attività operatoria degli anni di Perugia, seguendo l’orientamento valdoniano, si era rivolta illimitatamente ai vasti campi ancora affrontabili dalla chirurgia generale, all’epoca affidata soprattutto all’abilità manuale, senza disporre di supporti tecnologici particolari: la commissurotomia mitralica digitale, la pericardiectomia post-tubercolare, la coartazione aortica per quanto riguarda la cardiochirurgia dell’epoca; le resezioni polmonari in ambito toracico; fu uno degli ultimi sostenitori della simpaticectomia in ambito di chirurgia vascolare. Con la ridistribuzione organizzativa della patologia nell’ambito del Policlinico Umberto I di Roma, la chirurgia negli Istituti posti sotto la sua direzione andò concentrandosi progressivamente sulla chirurgia dell’apparato digerente con gli apporti fondamentali dell’endoscopia digestiva a fibre ottiche, sulla chirurgia endocrina e della mammella, con escursioni in ambito di chirurgia dell’apparato urinario e genitale. Non va dimenticata la sua attitudine di organizzatore, quale promotore dell’Endoscopia Digestiva con i nuovi endoscopi flessibili e l’istituzione nell’Istituto di III Clinica Chirurgica di un Centro di Endoscopia Digestiva; con la istituzione del Laboratorio di Chirurgia Sperimentale “Angelo Salerno” nell’ambito dell’Istituto Sperimentale per la Zootecnia di Monterotondo ((Ministero dell’Agricoltura); con la sperimentazione operativa del pancreas artificiale (Biostator). Il suo impegno accademico si è espanso al di là dei confini dell’Università di Roma e del Policlinico Umberto I: quale Componente del Comitato Ordinatore della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti insieme ai professori Spirito e Rizzol di Bologna, ha favorito l’attivazione delle prime Cattedre di Chirurgia, affidate naturalmente a suoi allievi; quale promotore della Convenzione tra Università di Roma ed Ospedale Militare Principale di Roma nel 1981, ha assunto la direzione del Reparto operativo di Chirurgia in questo ospedale, nell’ambito della Scuola di Specializzazione aperta agli Ufficiali medici, ed inviando in posizione apicale operativa due Professori Associati suoi allievi, prima Alberto Montori e poi Nicola Picardi. – Nel 1970 (1-3 luglio) è stato Presidente della prima parte svoltasi a Roma del II Congresso Mondiale della World Organization for Digestive Endoscopy, con la Segreteria Scientifica di Massimo Crespi. Fu infine Presidente della Società Italiana di Endoscopia Digestiva Quale Caposcuola Universitario ha ottenuto la conquista della Cattedra di Professore Ordinario di Chirurgia Generale di 13 Allievi: Giorgio Di Matteo, Vincenzo Martinelli, Silvio Messinetti, Vanni Beltrami, Alberto Montori, Antonio Napolitano, Francesco Paolo Campana, Giampaolo Zelli, Nicola Picardi, Salvatore Stella, Achille Gaspari, Carlo Marchegiani, e Ordinario di Urologia Antonio Cancrini. Oltre 20 Professori Associati e numerosissimi altri Allievi in posizione apicale in Ospedali dell’Emilia-Romagna, dell’Abruzzo, del Lazio, della Campania e della Basilicata hanno completato il panorama della sua Scuola. Una volta raggiunta la pensione, è iniziata la sua parabola discendente in senso fisico. Operato tardivamente a Parigi da Henry Bismuth per una neoplasia del colon, la convalescenza fu seguita da una sequenza addirittura inedita di complicanze nell’ambito di una malattia metastatica , ha dovuto affrontare coscientemente la fatalità della dolorosa evoluzione, manifestandanche in questa decisiva occasione serenità e forza d’animo indebolita ma non vinta, dissimulando pudicamente ansie paure. Dopo un incredibile episodio di sequestro nella sua stessa casa da rapinatori intrusi, che dopo averlo sequestrato per ore e traumatizzato per raggiungere i loro scopi, non ha perso lucidità e dignità, la sua vita è giunta al termine nella sua bella abitazione di Roma a Via Asmara il 27 giugno 1987. Ann. Ital. Chir., 89, 3, 2018 289 Ricordo del Prof. Giovanni Marcozzi Dal punto di vista familiare la sua vita non è stata ideale, segnata soprattutto dalla mancanza di figli, fatto che ha minato la solidità del suo matrimonio ed è stato un suo cruccio pudicamente tenuto riservato e comunicato soltanto ai suoi più intimi collaboratori, inducendolo occasionalmente e con travaglio interiore a soluzioni affettive temporanee e sfortunate, con sofferenza che dal privato si è riverberata talvolta nella sua vita pubblica, ma facendo concentrare per sua stessa ammissione tutti gli sforzi di cui era capace nel forgiare una scuola di chirurghi che ha considerato suoi figli in senso accademico e non semplicemente allievi. L’attaccamento alla sua terra di origine è stato una costante caratteristica della sua vita privata, e nella sua villa di Giulianova, e nella sua “barca” a motore, un lussuoso yacht, coltivava amicizie con un taglio di ospite rinascimentale come l’anima abruzzese gli suggeriva. La governante, da lui chiamata inevitabilmente “la signora” ed il fidatissimo factotum, l’umbro Costantino, gli sono stati fedelmente a fianco nello splendore dei tempi radiosi della sua abitazione a Via Giovanni Battista De Rossi, e poi nello splendido attico di Via Asmara e nell’abitazione di Capri acquistata dopo aver “ormeggiato” definitivamente la sua barca, con la spettacolare visione della Marina Grande dal suo terrazzo. L’affetto della sorella e dei suoi numerosi nipoti ne hanno coronato le festività, senza però eliminare la malinconia dei giorni ordinari con la compagnia del suo amato boxer in quelli malinconici del declino. Il testamento ideale che si può trarre dal ricordo della vita operosa del prof. Giovanni Marcozzi, al di là delle inevitabili ombre vere o presunte che accompagnano il cammino di chiunque raggiunge una notorietà, è quella rappresentata dai risultati che possono essere conseguiti tappa dopo tappa, con impegno quotidiano fatto di laboriosità, imprenditorialità dirigenziale, rapporti interpersonali positivi, non disgiunti da una quota di fortuna che si può manifestare al di là dei meriti nelle contingenze occasionali. Come capita con i figli non tutti i suoi allievi hanno saputo valorizzare le occasioni loro offerte, oppure dopo aver colte le opportunità hanno ritenuto di manifestare un distacco ed una contrapposizione, come è obiettivamente quasi di regola tradizione nell’ambito accademico universitario, senza però scalfire alla sintesi finale il suo ruolo di esempio ad Allievi e Colleghi.